
(Edizione limitata di 250 esemplari,formato in-8°, Parigi 1932).
“L’oeuvre Érotique” è un opera di Paul Verlaine in edizione limitata che racchiude le due raccolte di sonetti “Femmes” e “Hombres”, in cui troviamo svariati versi intente a celebrare rispettivamente la bellezza del corpo femminile e quello maschile, e riportarci alla mente le gioie del sesso, quello eterosessuale ma anche omosessuale.
Un’opere importante di piacere e lussuria, arditamente messa in rima con lo scopo di sfidare la morale borghese dell’epoca.
Un edizione rara, formato in-8° pubblicata in Francia nel 1932 da parte di una società di bibliofili che produssero solo 250 copie e non le immisero nel mercato, la qui presente riporta il numero 250.
Ad arricchire il volume troviamo 18 litografie anonime a tema erotico e pornografico, le cui pietre litografiche furono successivamente distrutte; alcune di queste illustrazioni presentano immagini esplicitamente omoerotiche.
Il qui presente è tra le prime pubblicazioni che riunì le due raccolte erotiche, inizialmente divise a causa della censura; nonostante entrambe furono terminate intorno al 1891 solo “Femmes” venne pubblicata quasi subito, mentre Verlaine era ancora in vita, anche se non mancarono le polemiche.
“Hombres” invece venne pubblicata postuma, la sua creazione iniziò nel 1887 e fu completata nel 1891 ma prima che si potesse vedere una pubblicazione ufficiale si dovette attendere sin al 1903, anche se in realtà in Francia circolavano già delle copie scritte a mano distribuite dallo stesso Verlaine.
Quest’opera si compone da circa trenta poesie scritte in francese, il tutto viene concluso con un componimento dal titolo eloquente “Sonnet du trou du cul”, un inno al piacere libero da ogni forma di pudicizia e tabù morali; fu scritto a quattro mani da Arthur Rimbaud e Paul Verlaine uniti da una forte passione artistica e sessuale che li portò ad amarsi sia tra i libri che tra le lenzuola.

Sonnet du trou du cul
Paul Verlaine fecit: Oscuro e increspato come un garofano viola respira, umilmente acquattato tra il muschio, umido ancora d’amore che segue il dolce pendio delle natiche bianche sino al limite dell’orlo. Filamenti simili a lacrime di latte hanno pianto, sotto l’austro crudele che li respinge attraverso pietruzze di marna rossiccia, per andarsene là dove il pendio li chiamava. Arthur Rimbaud invenit: S’accoppia spesso la mia bocca alla sua ventosa. La mia anima, del coito materiale gelosa, ne faccia il lacrimatoio fulvo e il nido dei singhiozzi. È l’oliva svanita e il flauto grazioso è il tubo ove discende la celeste pralina Chanaan femminile nel madore dischiuso.
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