L’Eldorado della Repubblica di Weimar

Come già accennato in articoli precedenti all’interno del blog, la Germania tra il 1918 e il 1933 era un paese all’avanguardia sotto molti aspetti, il paese era appena uscito sconfitto e profondamente segnato dalla prima guerra mondiale, tensioni, conflitti interni e la forte crisi economica portarono ai primi tentativi di stabilire una Repubblica democratica liberale, favorendo la nascita della Repubblica di Weimar.
Le grandi città si riempirono di nuovi movimenti culturali e artistici che resero possibile il proliferare di una nuova mentalità meno moralista e più disinibita, il paese si inondò di una tolleranza tale che concesse all’erotismo e alla dissolutezza di fiorire; la capitale Tedesca, Berlino, divenne ora la capitale europea del vizio, raccogliendo ogni forma di fantasia sessuale.
Quest’aria di tolleranza diede anche grossi benefici alla subcultura gay tedesca, il numero di condanne per omosessualità, secondo il paragrafo 175 StGB, scesero drasticamente e si vide un importante aumento del numero di attività legate al mondo gay.
I centri di aggregazione per omosessuali, che fino ad allora erano sempre rimasti nascosti nell’ombra, iniziarono a crescere di numero e molti diventarono delle vere e proprie attrazioni turistiche rinomate in tutta Europa.

Tra i circa 400 locali gay berlinesi spiccò l’Eldorado, che oltre a essere il più celebre cabaret omofilo dell’epoca fu anche il classico esempio di questi cambiamenti, nato come piccolo bar gay nel 1919 sotto il nome di “Eldorado-Diele” venne presto chiuso e il suo nome e stile ripreso dall’imprenditore Ludwig Konjetschni nel 1922 che ne fece una catena di locali di lusso.
Il nome “Eldorado-Diele” fu abbreviato in “Eldorado” e usato per reinaugurare un preesistente locale in via Kantsrasse 24, ebbe subito un discreto successo tant’è che Ludwig decise di chiuderlo nel 1927 per riaprirne subito altri due col medesimo nome, uno al numero 31/32 di Lutherstraße e un altro nel 1928 al numero 15 della Motzstraße, quest’ultimo passerà alla storia come la sede più famosa, immortalata in svariate fotografie e descritta in libri e giornali di tutto il continente.
L’Eldorado di Motzstraße 15 aveva un enorme sala da ballo con musica dal vivo e un importante bar di lusso, le numerose star che lo frequentavano, come Marlene Dietrich, lo resero una meta ambita dai numerosi turisti ricchi che ogni giorno si recavano a Berlino, il locale divenne così una sorta di finestra sul mondo omosessuale, creato appositamente in modo da accontentare le aspettative e i preconcetti di questi uomini e donne.
Se da una parte trovavamo numerose locali gay come ad esempio il “Cosy corner”, decadente, squallido e in un quartiere operaio, destinato più che altro ad incontri sessuali tra uomini gay e non al commercio, dall’altra c’erano posti come l’Eldorado, grande, luminoso e molto pubblicizzato, per certi versi, una sorta di trappola per turisti.

Questi sono dei volantini pubblicitari, scritti in varie lingue, che mostrano come l'Eldorado divenne una vera e propria meta turistica alla fine degli anni'20, entrambi invogliano i turisti a partecipare alla vita notturna berlinese parlando del club Eldorado come una meta obbligatoria per chi si reca nella città, vengono inoltre menzionati i famosi imitatori femminili che ormai erano diventati un po' il simbolo del locale. (Collezione privata di un amico) 
Gettone da ballo (Tanzmarke) Eldorado Motzstrasse 45, Berlino 1930Ca.
(Collezione privata Emanuele L.Z.)
Gettone da ballo (Tanzmarke) Eldorado Lutherstrasse 31-32, Berlino 1930Ca.
(Collezione privata di un amico)

L’immagini qui sopra ci mostra un “Tanzmarken (Gettone da ballo), una sorta di fiche in alluminio, del diametro di 35mm con un peso di circa 3 grammi, coniato dal club Eldorado di Berlino e venduto al suo interno, i tanzmarken non erano un’esclusiva di questo club ma al contrario erano gettoni usati da molti locali da ballo in Germania tra la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo; erano tutti diversi tra di loro ma principalmente raffiguravano il nome del locale e un’immagine legata al mondo della danza, l’Eldorado ne coniò diversi tipi, uno differente per ogni indirizzo del locale.
Questi gettoni servivano come una sorta di moneta di scambio per riscuotere beni e servizi di vario genere, stabiliti dai diversi locali o proprietari dell’evento, potevano essere usati come dei biglietti per accedere al club, come moneta di scambio per il pagamento di cibo e bevande o anche per pagare i ballerini o i musicisti; nel caso del club Eldorado i Tanzmarken venivano venduti ai clienti che li usavano per poter ballare nella sua grande sala, accompagnati dall’orchestra e da una delle tante performer presenti, la maggior parte delle quali erano una sorta di Drag Queen, allora chiamati “imitatori femminili”. Qui sotto è possibile vedere una cartolina prodotta intorno al 1930 raffigurante proprio uno di questi artisti con abiti femminili, è una delle più note dell’ epoca, Hansi Sturm.

Cartolina con foto di Hansi Sturm, 1930 circa.
Sul retro è presente il timbro d'Eldorado.

(Collezione privata Emanuele L.Z.)

Si hanno poche informazioni sulla vita di Hansi Sturm, non è nemmeno noto quale fosse il suo vero nome all’anagrafe, sappiamo che era un uomo sposato, padre di due figli e alla sera vestiva abiti femminili per intrattenere con canti e balli il pubblico nei cabaret di Berlino, dove spesso terminava i suoi spettacoli lanciando al pubblico i suoi seni finti. Uno dei cabaret che la vide spesso sul suo palco fu proprio l’Eldorado che fece acquisire a Hansi Sturm una certa popolarità e nel 1926 la elesse pure come Miss Eldorado in una sorta di concorso svolto all’interno del locale.

Estratto di un articolo del 12 Settembre 1930, presente nel giornale francese "Gringoire". Il giornalista racconta della sua esperienza nei locali gay di Berlino, in particola modo all'Eldorado, qui incontra vari uomini vestiti da donna tra cui Hansi Sturm.
Annuncio preso dal quotidiano tedesco "Badische Presse" del 15 Dicembre 1925. Viene annunciata Hansi Sturm come ospite a un cabaret.

Come per molte altre figure del mondo queer di Berlino la sua biografia termina nei primi anni ’30 con l’ avvento del nazismo, fino a oggi molti studiosi segnano il 1933 come data della sua scomparsa o morte ma recentemente ho potuto smentire quest’informazione, grazie al rinvenimento di un articolo di giornale datato 1935 che vede Hansi Sturm ancora in vita e pronta a esibirsi in abiti femminili alla fine di luglio 1935; molto probabilmente questo fu uno dei suoi ultimi spettacoli dato che, proprio in quell’estate, i nazisti diressero le loro attenzioni verso il mondo omosessuale e inasprirono la legge §175 StGB.

Articolo preso dal giornale “Der Führer, Hauptorgan der NSDAP Gau Baden ; der badische Staatsanzeiger ; vereinigt mit Badische Presse” del 28 luglio 1935. (Scansione e traduzione a lato).

Nella seconda metà di luglio la Just Wine House propone un programma di qualità che vale la pena seguire. Kläre Loo apre il ciclo di spettacoli, attraverso la recitazione e i canti stabilisce subito il giusto legame con il pubblico. Segue Cia di Costan ballerina di vera bravura, che presenta danze deliziose e spiritose. Non è affatto da meno Hansi Sturm, il noto imitatore femminile, che eccelle sia nella canto che coi suoi costumi. L'umorismo è assicurato da Josef Lobers che, con il suo modo gioviale, provoca vere e proprie risate da parte del pubblico. A fine serata, lo sketch dei 2 Lober metterà ancora una volta a dura prova i muscoli della risata. La parte musicale è affidata a 3 giovani e simpatici personaggi sotto la direzione di Theo Müller, che dimostrano le loro capacità sia nella musica classica seria che in quella leggera e spensierata.
Sulla sinistra ci sono alcune cartoline d'epoca raffiguranti diverse imitatrici femminili e sulla destra troviamo il retro di uno specchio del Eldorado. (Materiale della collezione privata di un amico). 

Subito sotto potete scaricare e leggere un articolo di un giornale dell'epoca scritto in tedesco, sull'Eldorado e i travestiti che vi si esibivano, dalla rivista "Das Leben" Nr. 6 (1930). 

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